Eccoci alla prima ricetta di questo blog!
è la ricetta più scontata e semplice del mondo ma non è detto che riesca sempre bene..
io l'ho fatta perchè abitando da sola ho pensato che può essere un'idea per risparmiare un po'.. ecco la mia ricetta.
INGREDIENTI (per due pagnotte come in foto)
500 g di farina 00
1 panetto di lievito di birra
sale qb
acqua circa un bicchiere e mezzo
versare in una terrina la farina.
In un bicchiere pieno d'acqua tiepida sciogliere delicatamente il panetto di lievito e poi versarlo nella terrina.
Cominciare a mescolare con le mani e quando la farina comincia ad unirsi spostare l'impasto sul tavolo spolverato di farina e continuare a lavorare.
aggiungere il sale a piacimento e aggiungere un po' d'acqua se vedete che è troppo secco.
Quando la palla di pasta raggiunge un consistenza giusta (la farina è ben unita e non si staccano pezzi dall'impasto) continuare a lavorare l'impasto per una decina di minuti.
Una volta terminato di lavorare mettere la palla in una terrina grande almeno il doppio con sopra un canovaccio e lasciare riposare per un'ora in un luogo temperato, lontano dal sole e senza fonti di calore (ad esempio dentro al forno spento).
passata la prima ora bisogna reimpastare il tutto dividerlo già nelle pagnotte che avete deciso di fare (sbizzarritevi!!) e disporle sulla teglia da forno. coprire nuovamente con un canovaccio ed attendere per un'altra mezzora.
Informare a 180° per 20-25 minuti con forno ventilato e poi gustarselo tutto!!!
domenica 23 marzo 2014
N. 1 - RICETTA: PANE!
martedì 11 marzo 2014
Perchè questo blog?
Premettiamo subito una cosa
(laviamocene le mani ed eliminiamo ogni possibilità di critica :) ): non sono
brava a scrivere.
Questa pazza idea arriva adesso
che mi sono trasferita a Perugia (da Verona) per raggiungere il mio fidanzato:
perché non condividere i miei (limitati) pensieri e le mie piccole e semplici
ricette che però mi permettono di fare sempre bella figura? Meglio chiedersi
perché no…. Almeno a questa domanda non so dare una risposta e quindi lo
faccio.
Dicevo di quest’idea… mi è venuta
durante un momento di preghiera… già perché ho scoperto questo meraviglioso
trucco: impregnare la quotidianità di preghiera, scoprire il Signore dentro
ogni cosa che accade durante il giorno, mi rende davvero felice.
Certo, è molto facile scriverlo
così. Poi su un blog dove neanche mi vedete in faccia… metterlo in pratica
poi…. Io faccio molta fatica tutti i giorni! Però diciamo che quando ti riesce
il tutto prende sapore, si riempie di sapidità.
Torniamo al perché… il nome forse
non a molti richiama qualcosa ma è una storia che ha a che fare con San
Francesco, un santo a cui sono molto legata.
Jacopa de’ Settesoli era una
nobildonna romana. “Conobbe San Francesco d'Assisi nel 1210, quando il santo venne a Roma, e lo aiutò a trovare
alloggio presso i Benedettini di Ripa Grande
e ad ottenere udienza dal pontefice Innocenzo III. Quando Francesco sentì
avvicinarsi la sua ultima ora, disse a un frate di scrivere una lettera per
Jacopa, per informarla della sua morte imminente e chiedendole di raggiungerlo
alla Porziuncola, recandogli una veste per la sepoltura, candele per il
funerale e quei dolci che lei gli offriva quando si trovava malato nella
Capitale.
Mentre i frati stavano cercando qualcuno che portasse la lettera (“A donna Jacopa, serva dell’Altissimo” - Fonti Francescane 253-255) a Roma, si udì bussare alla porta: Jacopa, che aveva presentito il desiderio di Francesco, era arrivata con i suoi figli e le fu permesso entrare, anche se le donne non erano ammesse nella clausura. Aveva portato tutto ciò che il Poverello desiderava, inclusi i "mostaccioli", i dolci fatti con mandorle, miele e altri ingredienti. Frate Jacopa invitata dal santo, accolta al di là della clausura, insignita da Francesco di un compito nell’ora solenne della sua morte, raffigura l’apertura del messaggio francescano a tutte le donne, agli uomini, all’umanità intera e non solo ai Frati che pure avrebbero potuto assolvere abbondantemente a tutte le necessità del momento. Un’apertura riconosciuta dai figli stesso del santo che pongono tra le sue braccia, alla venerazione delle sue lacrime, il corpo di Francesco morto, rendendo così Jacopa partecipe nel dolore e nel gaudio della eredità di Francesco. San Francesco ispirato da Jacopa nel 1221 fondò l'ordine dei "Fratelli e Sorelle della Penitenza" o "Terzo Ordine" dedicato ai laici che pur rimanendo a vivere nel mondo desideravano condurre una vita cristiana di stile francescano.”[1]
Mentre i frati stavano cercando qualcuno che portasse la lettera (“A donna Jacopa, serva dell’Altissimo” - Fonti Francescane 253-255) a Roma, si udì bussare alla porta: Jacopa, che aveva presentito il desiderio di Francesco, era arrivata con i suoi figli e le fu permesso entrare, anche se le donne non erano ammesse nella clausura. Aveva portato tutto ciò che il Poverello desiderava, inclusi i "mostaccioli", i dolci fatti con mandorle, miele e altri ingredienti. Frate Jacopa invitata dal santo, accolta al di là della clausura, insignita da Francesco di un compito nell’ora solenne della sua morte, raffigura l’apertura del messaggio francescano a tutte le donne, agli uomini, all’umanità intera e non solo ai Frati che pure avrebbero potuto assolvere abbondantemente a tutte le necessità del momento. Un’apertura riconosciuta dai figli stesso del santo che pongono tra le sue braccia, alla venerazione delle sue lacrime, il corpo di Francesco morto, rendendo così Jacopa partecipe nel dolore e nel gaudio della eredità di Francesco. San Francesco ispirato da Jacopa nel 1221 fondò l'ordine dei "Fratelli e Sorelle della Penitenza" o "Terzo Ordine" dedicato ai laici che pur rimanendo a vivere nel mondo desideravano condurre una vita cristiana di stile francescano.”[1]

Avete capito qualcosa di quello
che sarà questo blog? immagino di no ma… restate con me!
Ilaria
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